Modello prenatale, perinatale e della nascita (PPN)
Come le esperienze di vita rispecchiano il modo in cui siamo nati. Nascere è ricevere l’intero universo in dono.
Le esperienze prenatali e di nascita lasciano in ciascuno delle impronte, delle memorie che si manifestano e si ripetono poi nella vita, con dinamiche che possono influenzare sensibilmente la modalità di essere in relazione con se stessi, con gli altri e con il mondo.
Sono aspetti che si imprimono nella memoria cellulare del corpo, in una fase preverbale, e non sono, quindi, accessibili al sistema cognitivo attraverso un lavoro basato solo sulla parola, ma sono capaci di condizionare al di là della propria volontà̀ e consapevolezza.
Già nella prima metà del secolo scorso le ricerche pionieristiche di studiosi, quali D. Winnicot, F. Mott, J. Bowlby e F. Lake, hanno riconosciuto quanto il periodo prima della nascita e quello immediatamente successivo fossero fondamentali per uno sviluppo sano ed equilibrato della persona.
Dominique Degranges
Successivamente, a partire dagli anni ‘70, terapeuti e ricercatori come R. Castellino, F. Sills e D. Dégranges integrando il proprio lavoro con gli studi anche di Peter Levine e Stephen Porges, hanno saputo dare forma e senso concreto al lavoro Prenatale e della Nascita in un percorso durante il quale è possibile sciogliere vissuti e tracce che hanno avuto luogo in un periodo in cui la memoria razionale non era ancora attiva.
PPN, in particolare, lavora contemporaneamente sulle tematiche esistenziali e di sopravvivenza.
Usiamo il termine Imprinting o impronte per nominare le esperienze che possono accadere prima della nascita: pre-concepimento, concepimento e vita intrauterina, fino alla nascita. Le esperienze che viviamo in questa fase danno vita a temi esistenziali (temi legati a domande sul senso di esistere oppure sul senso della propria vita). Parliamo invece di temi di sopravvivenza per descrivere le esperienze che possono avvenire nella fase intrauterina o dopo la nascita e che sono legati alla vera e propria sopravvivenza corporea (nutrirsi, respirare, avere spazio, protezione, contatto), e quindi temi che avranno una forte componente somatica.
A partire dalla nascita forze esistenziali e riflessi di sopravvivenza agiscono insieme creando pattern di comportamenti.
Le memorie corporee relative al periodo prenatale e della nascita, essendo acquisite all’interno di un sistema di relazioni, possono essere modificate solo grazie ad una nuova esperienza relazionale.
La Canzone dello Spirito
C’è una tribù in Africa Orientale in cui l’arte della relazione profonda è nutrita anche prima della nascita.
In questa tribù la data di nascita di un figlio non è il giorno effettivo della sua nascita né il giorno del concepimento, come in altri villaggi.
Per questa tribù la data di nascita è la prima volta che il figlio è un pensiero nella mente della mamma. Consapevole della sua intenzione di concepire un bambino con un particolare padre, la mamma va a sedere da sola sotto un albero. Lì si siede e ascolta fino a quando può sentire la canzone del bambino che spera di concepire. Una volta che l’ha sentita, torna al villaggio e la insegna al padre in modo che possano cantarla insieme mentre fanno l’amore invitando il bambino a unirsi a loro.
Dopo che il bambino è stato concepito, la mamma canta la canzone per il bambino che è nel suo grembo. E poi la insegna alle donne anziane e alle ostetriche del villaggio perché, durante il travaglio e al momento miracoloso della nascita, il bambino sia accolto con la sua canzone.
Dopo la nascita tutti gli abitanti del villaggio imparano la canzone del loro nuovo membro e la cantano al bambino quando lui cade o si fa male. La canzone è cantata nelle occasioni di trionfo, nei rituali e nelle iniziazioni.
Diventa poi parte della cerimonia del suo matrimonio e, alla fine della vita, i suoi cari si riuniranno attorno al letto di morte e canteranno questa canzone per l’ultima volta.
J. Kornfield
da: A path with heart: A guide through the perils and promises of spiritual life, Bantam, 1996
Come si svolge
Tale approccio prevede la possibilità di lavorare sia con persone adulte che con i neonati e la famiglia.
Nel caso di persone adulte, l’elaborazione dei vissuti perinatali può avvenire con sessioni individuali, in cui si possono esplorare alcune sequenze di tali vissuti, o in piccoli gruppi. Ogni partecipante ha la possibilità di incontrare, in modo più completo ed esaustivo, alcuni aspetti della propria nascita, prendere coscienza dei propri modelli precoci, esistenziali e di sopravvivenza e rinegoziare nuove connessioni e situazioni profondamente ancorate in se stesso e nel proprio corpo. Il gruppo è presente attivamente come sostegno, forza e risorsa, un utero, un cerchio di protezione, all’interno del quale poter fare una nuova esperienza che possa essere di trasformazione e guarigione di questi modelli ancorati profondamente nella memoria del corpo.
Negli incontri con il neonato e la famiglia, è importante sapere che il neonato quando arriva sente e risuona con i temi emotivi non elaborati presenti nell’atmosfera familiare. Non avendo ancora un
sistema nervoso e cognitivo completamente formato, tali vissuti rimangono impressi nella sua memoria preverbale.
Le esperienze che riguardano la nascita hanno una risonanza particolare: si intrecciano i vissuti emotivi dì mamma, papà e bimbo. Tali esperienze se non vengono incontrate e integrate possono rimanere nella memoria relazionale influenzando anche il processo di attaccamento. Il bimbo diviene come un catalizzatore e manifesta tali vissuti in modo simbolico attraverso i suoi comportamenti.
Queste memorie, possono essere trasformate in un campo relazionale che offra l’opportunità di fare un’esperienza nuova a tutta la famiglia.
Durante questi incontri l’operatore offre uno spazio dì ascolto ed elaborazione per la mamma e il papà con uno sguardo a come il bebè risuona con il racconto dei genitori. Si crea uno spazio intimo dove poter riconoscere ciò che è stato. La condivisione e l’integrazione dei vissuti di ognuno permette di completare l’esperienza e fare sì che abbia sempre meno potere di influenzare il presente.
Se il bambino è più grande, circa dall’anno e mezzo in su, l’elaborazione avviene attraverso esperienze dì gioco, che coinvolgono tutta la famiglia, o parte di essa. L’intenzione è portare consapevolezza alla rappresentazione simbolica del gioco, trovando insieme nuove vie di significato.
A chi è rivolto
In che modo diventare consapevoli di avere degli imprinting?
Il corpo è un enorme strumento di manifestazione di queste memorie: portando attenzione, si possono notare nel comportamento delle sequenze che si tendono a ripetere, con dei movimenti o delle attitudini (per esempio di paura e di panico in specifiche situazioni), oppure avendo credenze e/o condizionamenti verso le cose che accadono.
Per esempio è possibile osservare con curiosità come ci si pone nella realizzazione di un progetto, notando in quale fase si incontrano maggiori difficoltà: all’inizio, nello svolgimento o alla fine, quando si tratta di concluderlo.
Magari si coglie la tendenza ad aspettare sempre l’ultimo momento prima di fare qualcosa e a dover essere sotto una forte pressione prima di sentire di potersi muovere e agire. Potrebbe essere una modalità che ha a che vedere con la nascita, forse è stata molto lenta e alla fine sono dovuti intervenire con un’emergenza per aiutare il bimbo a uscire. Quindi la persona aspetta sempre l’ultimo momento quando c’è molto stress ed energia e solo allora sente di poter agire. Oppure si comincia qualcosa e poi ci si ferma a metà strada e non si sa esattamente perché, è come se non ci fosse più energia per continuare e ci si sente come assonnati, disorientati: prima era tutto molto chiaro e ad un certo punto tutto si ferma, potrebbe essere successo qualcosa nel processo di nascita. Oppure si iniziano le cose molto bene, ci sono delle ottime idee, si portano avanti, ma non si riesce a terminarle, la difficoltà si presenta alla fine.
Questo è un modo in cui possono mostrarsi alcuni pattern di nascita.
Sono, quindi, esperienze rivolte:
A chiunque desideri esplorare il proprio periodo prenatale e della nascita per sciogliere eventuali impronte.
A chiunque desideri esplorare la fonte delle proprie abitudini, modelli e dinamiche di vita e relazionali.
A chiunque voglia accedere al proprio potenziale, alla propria essenza più profonda.
A qualunque genitore che abbia un figlio che manifesti un disagio (ad esempio attraverso un pianto frequente e inconsolabile o in qualunque altro modo).
A chiunque voglia essere un genitore più consapevole nel prendersi cura della nascita e della crescita del proprio figlio.
Potrebbero avere un impatto sulla vita adulta esperienze come: non essere stati cercati o desiderati dai genitori; l’assunzione o l’esposizione della mamma a tabacco, alcool, droghe o tossicità ambientale durante la gravidanza; oppure se ha vissuto uno stress continuativo mentre era incinta (la gravidanza era a rischio, difficoltà coniugali o malattie, perdita di una persona cara, guerre o altre catastrofi naturali o qualunque altro fattore ambientale e psicologico); l’aver perso un gemello prima, durante o subito dopo la nascita; una nascita che ha incluso interventi medici (farmaci per ridurre il dolore o accelerare il travaglio, l’utilizzo del forcipe, della ventosa, dell’intervento cesareo); una nascita avvenuta prematuramente o con una presentazione podalica; o la separazione dalla madre dopo la nascita.